Dopo la morte dei genitori, mi è rimasta un’auto vecchia di mio padre, mentre mio fratello ha ereditato la casa e l’azienda. Non capivo perché mio padre mi avesse lasciato quell’auto vecchia, finché un giorno non sono entrata in garage e non ho visto qualcosa di strano.

Dopo la morte dei genitori, mi è rimasta un’auto vecchia di mio padre, mentre mio fratello ha ereditato la casa e l’azienda. Non capivo perché mio padre mi avesse lasciato quell’auto vecchia, finché un giorno non sono entrata in garage e non ho visto qualcosa di strano 😢😨

Dopo il funerale dei genitori, il loro avvocato ci invitò, me e mio fratello. Disse che doveva leggere il testamento. Eravamo seduti di fronte a lui, e io, tremante per il dolore, ascoltavo ogni parola.

Secondo i documenti, tutta l’azienda, la casa e gli immobili andavano a mio fratello, e a me rimaneva solo l’auto vecchia e malconcia di mio padre — quella stessa su cui lui viaggiava da giovane. Certo, in quel momento il dolore per la perdita dei genitori era troppo grande, e i soldi non erano una priorità, ma non riuscivo a capire perché mio fratello avesse ricevuto tutto e io nulla.
Non dissi nulla, annuii soltanto, ma dentro di me tutto si strinse. Era doloroso — come se fossi stata semplicemente cancellata dalla vita dei miei genitori.

Passarono alcuni mesi. Il dolore si attenuò un po’, ma il pensiero del testamento non mi dava pace. Una sera decisi di entrare nel vecchio garage di mio padre, dove era parcheggiata quell’auto.

La porta di metallo cedette a fatica, l’aria era piena di polvere e odore di benzina. Mi avvicinai, passai la mano sul cofano, aprii la portiera del conducente e mi sedetti dentro.
Tutto sembrava come se mio padre fosse stato lì ieri — persino il suo vecchio portachiavi con la chiave consumata era al suo posto.

Ma improvvisamente la mia attenzione fu catturata da qualcosa di strano, e rimasi scioccata 😱😲

E improvvisamente notai qualcosa di strano — dall’abitacolo spuntava l’angolo di una busta bianca.
Il cuore mi si fermò. Con le mani tremanti la tirai fuori, la aprii e lessi le prime righe:

«Figlia, se stai leggendo questa lettera, significa che non sono più vivo».

Sentii il mondo crollarmi addosso. Mio padre scriveva che, poco prima di morire, mio fratello lo aveva costretto a cambiare il testamento. Lo minacciava, lo ricattava, aveva firmato tutti i documenti affinché tutto il patrimonio finisse a lui.
E a me avevano lasciato l’auto — “per scherzo”, per umiliarmi. Ed era proprio mio fratello a aver orchestrato quell’incidente, che aveva portato alla morte dei nostri genitori.

Ma mio padre aveva capito tutto in anticipo e aveva lasciato nell’auto delle prove. Nella busta c’erano copie di documenti, estratti bancari e una chiavetta USB con la registrazione di una conversazione in cui mio fratello discuteva con qualcuno su come organizzare tutto.

Non ebbi dubbi neanche per un secondo — andai subito in polizia. Dopo pochi giorni, mio fratello fu arrestato.

Solo allora capii perché mio padre mi avesse lasciato proprio quell’auto vecchia. Non era solo un’auto — era il suo ultimo tentativo di proteggermi e di far giustizia.

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